Brexit: Cosa attendersi?

Sabato 25 Marzo 2017 è stato celebrato il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, in forza dei quali, appunto, il 25 Marzo 1957 furono posti i presupposti per la nascita dell’Unione Europea.

Oggi come allora non hanno preso parte ai festeggiamenti i rappresentanti del Regno Unito, che, entrato a far parte dell’UE solo dal 1 Gennaio 1973, all’indomani del Referendum tenutosi il 23 Giugno 2016, per volontà della maggioranza della popolazione britannica, ne uscirà, avendo dato avvio alla procedura di exit il 29 Marzo 2017, pochi giorni dopo la commemorazione, mediante lettera formale presentata dal Primo Ministro in carica (ndr Theresa May).

Non certamente da ora, ma da quando furono resi noti gli esiti referendari, è iniziato da più parti un faticoso esercizio previsionale su quali possano essere le conseguenze dell’abbandono di Londra.

Ovviamente, gli ambiti su cui possono abbattersi le ricadute, più o meno positive, sono diversi e, tra questi, quello che rende più semplice costruire congetture riguarda gli aspetti politici, per i quali sarà necessario programmare una nuova regolamentazione dei rapporti, magari sulla falsa riga di ciò che già accade con i Paesi Extra Ue.

Ben più arduo è immaginare come impatterà sull’economia la decisione britannica, anche perché potranno avere reazioni non uniformi l’economia reale, da un lato, e il sistema finanziario, dall’altro.

In relazione a quest’ultimo, in verità un primo effetto è stato già registrato, nel senso che tale può essere interpretato il parere negativo espresso dalla Commissione Europea in merito al progetto di fusione tra la Borsa tedesca, la Deutsche Boerse, e quella londinese, il London Stock Exchange, che negli obiettivi doveva diventare la Borsa più importante del mondo, tentativo bocciato, almeno formalmente, perché avrebbe creato una situazione di monopolio.

Questo avvenimento suggerisce comunque una riflessione e cioè che l’aspirazione di realizzare un’unione dei mercati di capitali che consentisse all’Europa di recuperare terreno rispetto alla realtà americana viene attentata dalla perdita della City.    

Le prospettive che si intravedono sono espressione di correnti di pensiero contrastanti, di cui alcune impegnate a ricostruire i danni che deriverebbero alla Gran Bretagna, altre che, al contrario, sottolineano con convinzione che il Regno Unito si distaccherà anche politicamente dal continente in modo indenne e che, per contro, sarà l’Europa a soffrire le conseguenze più gravi.

Difficile avere certezze, benché sembrano non esserci dubbi sul fatto che le imprese europee possano vedersi costrette a fare i conti con un mercato depotenziato, laddove i riflessi in termini valutari siano tali da condizionare l’import e l’export.

È pleonastico far notare che, per il momento, è stata conclusa la parte più semplice, che è stata quella di decidere e di inviare la lettera di distacco.

La mancata fusione tra le due borse è prova che il difficile ci attende.  

 

Michele Monteforte                      

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