Cos’è l’Impresa ai tempi del coronavirus

 

L’emergenza sanitaria denominata Covid-19 ha ormai segnato in modo indelebile il 2020, senza possibilità di rivincita, benché si sia ancora agli albori del nuovo anno.

La rapida, incontrollata e sconfinata diffusione del virus ha svelato l’impotenza del mondo intero, incapace di frenare, almeno al momento, il progressivo contagio, evidenziando la probabile omertà da parte delle autorità cinesi, i primi a fare i conti con questo maledetto batterio, la miopia dei Capi dei singoli Stati, intempestivi nel cogliere la reale portata del fenomeno, il cinismo dell’UE, che ancora una volta ha perso l’occasione per mostrarsi come sin dalla nascita ha voluto essere e come non è mai riuscita ad essere.

La crudeltà delle conseguenze, sotto il profilo della salute, è nei numeri, purtroppo ancora crescenti, dei contaminati, dei deceduti, delle strutture ospedaliere che ogni giorno giungono ad un passo dal collasso. Al cospetto, però, va registrato anche che sempre più persone guariscono, dando un continuo ardore al lumicino di speranza che mai deve abbandonare, nell’attesa che il modo scientifico fornisca una soluzione terapeutica.

Consapevoli che la salute prima di tutto, va altresì sottolineato come la brutalità che accompagna quella che pacificamente può definirsi pandemia, considerandone la propagazione geografica, si stia abbattendo anche sull’economia, certamente a livello macro, ma anche e soprattutto con specifico riferimento alle imprese e, di riflesso, alle famiglie.

La sospensione delle attività, disposta per determinati settori, unita alle limitazioni alla circolazione delle persone obbligate a restare a casa per la maggior parte della giornata con l’inevitabile frenata nei consumi, alle insormontabili difficoltà della logistica nazionale ed internazionale causerà un crollo vertiginoso del fatturato, che, anzi, in alcuni casi si azzererà, laddove i costi, quelli fissi, peseranno come un macigno, rischiando di mettere in ginocchio molte aziende.

Per quanto si possa seguire un approccio volto a salvaguardare e a rafforzare gli equilibri economici e finanziari, qualsiasi gestione, per quanto virtuosa, si avvierebbe verso una situazione di crisi, più o meno reversibile, se l’asfissia si dovesse protrarre per un lasso di tempo non facilmente tollerabile.

L’oculatezza nel condurre un’organizzazione potrà solo determinare l’ampiezza del periodo di resistenza nel fronteggiare una congiuntura sfavorevole indotta da fattori di impossibile prevedibilità, qual è il covid-19.

Lo scenario apocalittico vedrebbe aziende lì lì per andare a gambe all’aria, altre magari scalate da gruppi esteri capaci di resistere al diluvio, piccoli imprenditori, del commercio o dell’artigianato, l’ossatura del tessuto aziendale del nostro Paese, saltati via come ramoscelli allo scorrere del fiume in piena.

Il Governo in questi ultimi giorni è intervenuto adottando misure in forma di sospensione e rinvio dei versamenti di imposte e contributi, di cassa integrazione in deroga estesa a tutti, crediti di imposta.

È evidente che provvedimenti di tale portata non possono bastare, per non dire che alcuni non porteranno alcun beneficio, come per esempio la proroga dei versamenti, e ciò perché le imprese soffriranno di una cronica insufficienza di liquidità, che non si esaurirà in pochi mesi.

Il fatturato non ripartirà immediatamente dopo la fine dell’emergenza, che ci auguriamo prossima.

Far ripartire una macchina aziendale significa investire in merci o materie prime, ma la generale scarsità di risorse finanziare impedirà alle imprese fornitrici di concedere dilazioni, a loro volta impossibilitate a muovere capitali. 

Evitare questo circolo vizioso è possibile solo intervenendo in modo aggressivo generando nuova moneta, pertanto è irrinunciabile un intervento da parte sia della BCE, perché faccia arrivare nuova ricchezza alle imprese e alle famiglie, sia di Banca d’Italia, affinché sensibilizzi il sistema bancario a facilitare l’accesso al credito.

Ci si auspica che le autorità, politiche e monetarie, abbiano finalmente acquisito coscienza che si è ormai giunti al punto zero, per cui occorre decidere se mantenere lo sterile rigore e soccombere, chissà definitivamente, o reagire per ripartire e vivere una nuova stagione.

La ratio delle scelte che chi ci governa è chiamato a compiere deve essere di natura politica, assolutamente non tecnica, la quale imporrebbe l’ossequio a principi, pignolerie e procedure che, in tutta coscienza, in questo momento storico hanno perso ogni senso.

È banale dire: a quel paese le regole europee

 

 

Michele Monteforte            

 

     

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