Gli Usa: C’era una volta la prima potenza economica del mondo

A quanto pare è stato scongiurato, ancora una volta, il default di quella che un tempo era la motrice dell’intera economia mondiale e che, invece, oggi è costretta, in modo ricorrente, ad alzare l’asticella di un debito pubblico finanziato in gran parte dalla Cina.

 

 

 

 

 

 

L’ultimo ritocco è cronaca dei nostri giorni, quando, in prossimità di un inevitabile sforamento, democratici e repubblicani hanno evitato la prima insolvibilità americana della storia.

Non manca chi dice che semplicemente si sono spostate in avanti le lancette dell’orologio che, di qui a qualche mese, sancirebbe il consumarsi di siffatto evento traumatico, in barba sia a chi ha da sempre sostenuto (per esempio Alan Greenspan ex Governatore della Federal Reserve) che gli States non potranno mai fallire in quanto, all’occorrenza, possono sempre stampare moneta sia a chi si sente di poter assolutamente escludere un default semplicemente perché gli Usa possono definirsi too big to fail, sebbene siano gli stessi che avrebbero puntato tutto sul salvataggio della Lehman Brothers.       

In assenza di dati storici, è arduo immaginare a quali conseguenze condurrebbe un fallimento degli Usa, pertanto si giungerebbe in un territorio mai esplorato prima.

Tutte le volte in cui ci si è andati vicino, le varie agenzie hanno risposto con un peggioramento del rating, mentre Wall Street si è vista mortificata, facendo registrare, relativamente al comparto azionario, perdite intorno all’8% della capitalizzazione.

In ipotesi di default, a questi molto probabili effetti potrebbe aggiungersi un innalzamento dei tassi sui bond ossia i Titoli di Stato americani noti con il termine di Treasury, circostanza che aggraverebbe, a causa dei maggiori interessi da pagare, la situazione del debito pubblico, senza considerare che, poiché negli States la maggior parte dei prestiti ipotecari è agganciata all’andamento dei Titoli pubblici, sarebbero colpiti indirettamente anche tutti i mutuatari, scoraggiando la decisione di contrarre nuovi mutui per acquisto o costruzione - ristrutturazione, con tutto ciò che ne deriverebbe sul mercato immobiliare.

Ecco, dunque, che al default si accompagnerebbe una forte recessione.

Ripercussioni preoccupanti si avrebbero altresì sull’economia europea, non fosse altro perché verrebbe a mancare la vitale liquidità che dagli Usa giunge a trainare le varie borse del vecchio continente e Piazza Affari in particolare.

In un modo globalizzato, qual è quello in cui viviamo, l’effetto domino non è che un naturale manifestarsi di reazioni a catena che investono tutti perché tutti sono vicendevolmente legati a tutti.

 

Michele Monteforte  

Powered by Fastcom Group SRL