Il manager nel nuovo contesto ambientale

 

Le imprese, oggi e ancor di più nel prossimo futuro, si muovono in ambiti in cui si sviluppano fenomeni caratterizzati da elevati gradi di complessità, riconducibili alla crescente incertezza che domina lo scenario economico, al continuo avvento di nuove tecnologie, all’incessante innovazione, al sempre più massiccio utilizzo di intelligenze artificiali, al ruolo centrale assunto dai big data.

Questo perenne movimento pone nuove, interessanti e stimolanti sfide per chi si occupa di management, contribuendo a rendere obsoleta la figura del manager formato secondo i canoni del passato.

In una simile realtà fortemente dinamica, il manager deve far propria una flessibilità mentale assolutamente imprescindibile, tale da consentirgli di destreggiarsi agevolmente nella complessità, di analizzare profondamente i problemi gestionali, di ragionare fuori dagli schemi, giungendo ad immaginare soluzioni inarrivabili ai più.

Come sempre succede, il punto di partenza è la cultura, elemento irrinunciabile dal momento che le imprese, non solo quelle di grandi dimensioni, inevitabilmente si ritrovano, per effetto della globalità, a doversi confrontare con valori, tradizioni, consuetudini molto diverse dalla propria e tra di esse, per cui sarebbe sufficiente un singolo atto inconsapevolmente offensivo per essere chiamati a fronteggiare conseguenze gravi.

È superfluo sottolineare la criticità di possedere, in aggiunta ad un sapere generale, anche competenze verticali e interdisciplinari, così da poter guardare il medesimo fenomeno da più prospettive.

Attraverso il costante processo di formazione, il manager deve sviluppare una profonda capacità di analisi, quale strumento per conoscere da vicino i mercati e le relative dinamiche.

A supporto dell’azione manageriale, chiaramente, viene la tecnologia, in assenza della quale sarebbe obiettivamente ingestibile la descritta complessità con cui il management è chiamato a confrontarsi.

Ciò vuol dire che il manager deve altresì sviluppare importi doti tecnologiche allo scopo di comprendere la logica delle innovazioni e farne propri i benefici derivanti.

Il corposo ricorso ai nuovi mezzi che la tecnologia mette a disposizione non deve sottrarre spazio alla creatività con cui il manager deve continuamente approcciare lo studio delle tendenze che possono contraddistinguere i mercati, gli assetti organizzativi, i processi e ciò sempre in vista della ricerca di una soluzione nuova che possa garantire il conseguimento di un vantaggio competitivo duraturo.

Altra soft skill che non deve mancare al manager attiene alla sua capacità di gestione delle relazioni interpersonali, siano esse intessute con i propri collaboratori, clienti o fornitori. Pertanto, restano attuali i temi del people management, del customer management, del team building, i quali riportano alla ribalta l’antica questione della leadership, di cui il manager, sia di ieri che di domani, deve farsi necessariamente carico se vuole essere un sicuro riferimento in azienda.

Alla luce di quanto detto, è agile concludere che le aziende inevitabilmente devono adottare nuove soluzioni organizzative capaci di stimolare, senza soluzione di continuità, l’informazione, l’apprendimento, il ragionamento, il knowledge sharing, la lettura congiunta dei fenomeni.

Il risultato sarà una vincente attitudine a ragionare non più ricostruendo un unico scenario competitivo bensì valutando più alternative strategiche, magari tra loro interdipendenti, e studiando modelli di comportamento flessibili e, per questo, evoluti.

Ancora una volta avranno un’importanza centrale i percorsi formativi che ciascuna azienda penserà per i propri manager, che in modo trasversale dovranno consentire una crescita meno standardizzata e più orientata alla vivacità dei contesti, in modo da combinare nuove teorie con nuove best practices e porre i manager nelle condizioni di avere la meglio nelle nuove prove che li attendono.

 

Michele Monteforte

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