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L'Azienda, un luogo di democrazia???
Nella letteratura di management ed, in particolare, in quella in materia di organizzazione aziendale si è soliti rappresentare la struttura organizzativa in forma piramidale e ciò ad evocare l’esistenza di un vertice dove risiede il potere assoluto di assumere decisioni.
A rifletterci attentamente, questa soluzione grafica è espressione di un fondamentale principio che trova numerose evidenze empiriche ossia che le aziende non sono democrazie.
Anzi, si può osare e affermare che è giusto che non lo siano. Tra l’altro, il business, inteso nel senso del fare impresa, non è democratico.
Volendo darne una spiegazione, la principale motivazione va ricercata nel concetto di efficienza ovvero la democrazia, quindi, parcellizzare il processo decisionale rischierebbe di portare all’immobilità.
Pareri contrastanti su un determinato argomento produrrebbe una non scelta.
C’è da aggiungere che il tema della democrazia è fortemente in contrasto con quello di meritocrazia, che, invece, deve costituire un perno fondamentale nel processo di gestione, il quale verrebbe seriamente attentato laddove si volesse adottare esasperatamente il principio di uguaglianza, distraendosi dalla considerazione del relativo significato astratto, che disconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza.
Ciò non vuol dire, ovviamente, che nel processo decisionale si debba rinunciare alla pluralità di pensieri, di prospettive, di visioni, che darebbe una particolare robustezza alle scelte compiute, pertanto è auspicabile un dibattito circolare nel quale possano entrare in gioco competenze diverse ma convergenti, diversità di vedute, scambio di saperi.
Questa esigenza è assolutamente compatibile con l’opportunità di avere un decisore unico, finale, custode del potere-responsabilità decisionale che sappia valorizzare il potere delle idee, che possa godere di leadership riconosciuta, che possieda capacità di coordinamento della pluralità, di ascolto, di propensione al confronto, nonché la sensibilità a motivare i propri collaboratori.