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Leadership: Anche l’ombrellone porta consigli
Quello dedicato all’essere leader è un argomento molto inflazionato, su cui si è dibattuto molto e su cui si è scritto ancora di più.
Ognuno suggerisce il proprio stile preferito, chi raccomanda una leadership autoritaria, chi partecipativa, un altro democratica e così discorrendo.
L’ombra che in spiaggia dà riparo dal solleone stimola una profonda riflessione sull’opportunità di racchiudere il senso del concetto di leadership entro un ristretto paniere di modalità di esercizio.
Vuoi vedere che il leader non ha uno stile, bensì una sua specifica identità?
Ebbene si, la calorosa meditazione sul ruolo che assume chi diventa un rassicurante riferimento per gli altri convince che lo stesso non è spiegato da un approssimato elenco di tipologie di comportamenti, ma risponde ad un modo di essere e ciascuno ha il suo. Imprescindibile è la coerenza che deve esserci tra cosa si dice, cosa si fa e, soprattutto, quello che si è.
Il leader deve piacere, deve essere empatico, deve sviluppare capacità di ascolto, ma deve anche essere autorevole, deve sfidare certi equilibri, deve rompere delle abitudini e ciò va fatto non imitando o ispirandosi a dei modelli preconfezionati, ma costruendo relazioni con il contesto in cui si trova ad operare.
Del resto, è proprio questo modo di intendere la leadership che ne fa una sfida eccitante, che va vissuta, interpretata e necessariamente vinta, ricordando che uno stile si può studiare, ma la leadership no, va coltivata. Quella propria.
Giusto per segnalare, la letteratura sul management propone illustri esempi di leadership autentica, tipo Marchionne, un leader a modo suo.