Lo Smart Working

L’incredibile e incessante diffusione delle nuove tecnologie ha avuto notevoli ricadute anche sulle logiche di organizzazione aziendale, impattando sui costi di struttura nonché sulla qualità del lavoro, consentendo, di conseguenza, di ottimizzare flessibilità ed efficienza al punto da stravolgere i radicati paradigmi aziendali, appunto, in tema di organizzazione. Da qualche tempo si sta facendo strada il concetto di smart working, il quale introduce una concezione del lavoro contraddistinta da un grado di dinamicità così forte da distinguerla da quella propria del telelavoro. Siffatta innovazione porta con sé un rinnovamento culturale, quale risultato della possibilità di accesso da remoto ai dati aziendali mediante l’utilizzo di dispositivi molto comuni, quali tablet, smartphone, portatili. Inevitabilmente si inaugura un nuovo rapporto tra l’azienda e il suo management. Si è in presenza, in effetti, di un nuovo modello gestionale, il cui successo presuppone un cambiamento nei vari processi, dalla comunicazione, alla gestione delle risorse umane, alla valutazione delle performance, assumendo il principio secondo il quale la flessibilità che è alla base dello smart working non va vissuta come minore rigore, bensì come orientamento e attenzione alle esigenze e soddisfazione dei singoli lavoratori. Naturalmente anche le risorse umane impegnate vengono chiamate a ricoprire un ruolo fondamentale, rivedendo la loro partecipazione alla vita aziendale in un’ottica di maggiore collaborazione ed interazione con il management. La rivoluzione culturale che si richiede affinché lo smart working si diffonda e produca i benefici che allo stesso si accompagnano, in termini di abbattimento dei costi, maggiore soddisfazione dei lavoratori dovuta ad un migliore equilibrio fra lavoro e vita privata, riduzione dell’assenteismo, maggiore produttività, implica un passaggio epocale dalla dominante logica di valutazione dei comportamenti a scapito dei risultati a quella avente ad oggetto gli obiettivi conseguiti in rapporto ai risultati prefissati. Occorre, in sostanza, abbandonare il modo di pensare che un lavoratore presente in ufficio per 8 ore ha un rendimento alto a prescindere. Si può concludere ribadendo che lo smart working rappresenta il nuovo, inteso non come moda effimera bensì come modello alternativo di configurazione aziendale, ispirato ai principi di collaborazione, flessibilità e valorizzazione dei talenti, puntando sul raggiungimento degli obiettivi, ricorrendo a perfomance efficienti e ad un sistema di lavoro flessibile, incoraggiando il management ad un monitoraggio costante. Lo smart working impone di adottare una filosofia aziendale meritocratica il che implica un’innovazione culturale prima ancora che tecnologica.

Michele Monteforte

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