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Dalla pandemia un’accelerata al processo di digitalizzazione

La diffusione virale che ha generato la pandemia che ancora condiziona le nostre vite ha determinato uno scenario economico, quello attuale, nell’ambito del quale, con il massiccio ricorso allo smart working, si è imposta l’esigenza per una più marcata digitalizzazione dei processi aziendali.

I piani di innovazione tecnologica studiati dalle aziende sono finalizzati non solo a consentire il lavoro da remoto, ma altresì a conservare un buon grado di efficienza nello svolgimento delle varie operazioni, garantendo, senza soluzione di continuità, un’irrinunciabile interconnessione tra processi e tecnologie.

Ciò vuol dire ricercare un perfetto allineamento, attraverso una costante comunicazione, tra i vari processi in cui si articola la gestione e le tecnologie disponibili, in modo che queste ultime possano offrire le giuste soluzioni in funzione delle esigenze palesate dai primi.

Come conseguenza di questa accelerazione digitale si è affermata la necessità di prevedere nel proprio organigramma una funzione di Technology Demand Management, sebbene per talune aziende si è trattato di elevare quella che, magari, in passato veniva relegata ad un ruolo secondario nell’ambito della funzione IT.

Sempre più spesso si osserva che siffatta funzione viene dotata di una propria assoluta indipendenza, quindi, autorevolezza, raggiungendo, in tal modo, un livello di importanza pari a quella delle altre funzioni aziendali.  

Disponendo di un proprio team e, dunque, di un manager reggente, il Demand Management svolge il delicato compito di integrazione e coordinamento tra le funzioni aziendali richiedenti progetti o prodotti con impatto tecnologico e il dipartimento di ICT.

Si tratta, in sostanza, di un processo gestionale che, a partire dai bisogni in termini di tecnologie espressi dalle singole funzioni aziendali, si preoccupa di formalizzare i requisiti funzionali richiesti, di eseguire, sulla base di questi, una prima verifica di fattibilità, di procedere alla pianificazione dei progetti di sviluppo con la loro conseguente assegnazione a specifici team tecnici.

Ciò presuppone che il Demand Manager sviluppi la capacità di confrontarsi con molteplici interlocutori, capendone le logiche e sfuggendo i tecnicismi che, non poche volte, hanno reso ardua la relazione tra business e ICT.

In altri termini gli si chiede il possesso di una profonda conoscenza delle tecnologie e dei processi ICT, ma, altresì, delle competenze utili a padroneggiare le dinamiche gestionali e a comprendere lo scenario di business dell’azienda.

La descritta rivoluzione tecnologica deve, però, confrontarsi con il fenomeno della popolazione senior nelle aziende, quale risultato dell’allungamento progressivo della vita media, dell’innalzamento dell’età di pensionamento, nonché dei bassi tassi di natalità, pertanto si assiste ad un allargamento del gap generazionale tra i dipendenti più maturi e i nati digitali.

Ecco, quindi, che  la spinta all’utilizzo pervasivo della tecnologia quale effetto dell’emergenza epidemiologica ha pesantemente inciso sulle modalità di realizzazione del lavoro, rappresentando, così, una sfida per i lavoratori formatisi in ambienti scarsamente digitalizzati.

Ne deriva l’obbligo, nelle aziende, di rivedere le proprie politiche di gestione delle risorse umane proprio con l’obiettivo di stringere il divario di idee, culture e codici comportamentali tra le generazioni che vi vivono, operando una perequazione di competenze, anche digitali.

Michele Monteforte 

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