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Il cambiamento impone un management “open”

Lo scenario in cui generalmente si muovono le aziende si presenta particolarmente complesso perché segnato da assoluta incertezza.

Questa opacità è conseguenza delle profonde trasformazioni che investono le tecnologie, le tendenze del mercato, le nuove abitudini di spesa, elementi che contribuiscono a conferire un carattere di forte effimerità a quanto si apprende e su cui si costruiscono le proprie strategie.

A rendere il quadro più offuscato intervengono, magari, accadimenti, come può essere una pandemia che attanaglia la vista quotidiana per svariati mesi, che producono ripercussioni sociali, psicologiche, di comportamento.

Necessariamente, alle aziende si richiede di apportare variazioni al proprio modello di management che consentano di fronteggiare con successo le nuove sfide.

È da riflettere se questo processo di rivisitazione debba partire ed esplicarsi solo internamente, coinvolgendo l’intera struttura gerarchica, o, magari, rivolgendosi anche a startupper, ricercatori e aziende partner.

Assolutamente imprescindibile per il management è fare propria la positive expansion quale predisposizione al cambiamento continuo, maturando una spiccata sensibilità a coglierne gli stimoli provenienti da ogni dove.

Il manager, inoltre, non deve mai abbandonare la peer leadership ovvero la volontà a ricorrere ad un processo decisionale circolare, in cui tutti i collaboratori prendono proficuamente parte, fornendo, ciascuno, il proprio personale contributo che può rivelarsi utile a cogliere, gestire e, soprattutto, trarre i giusti spunti dalle ipotesi di innovazione intraviste.

Un requisito decisamente imprescindibile per mantenersi al passo potrebbe essere quello di anticipare le novità, sviluppando una dote di innovation purpose, maturando cioè l’abilità visionaria di prefigurare possibili orizzonti futuri.

Lo sforzo di percepire continuamente nuove onde che potrebbero portare interessanti opportunità di business non deve distrarre dalla necessità di conservare un attento equilibrio nel valutarle, dalla irrinunciabile ricerca di un’armonia interna che mai deve mancare, dalla determinazione dei vantaggi derivanti dall’apprendimento favorito dall’analisi dell’esperienza. Ciò vuol dire sviluppare doti di evolution drive.   

Da quanto detto, emerge, dunque, che il management deve impossessarsi di un mindset realmente aperto, innovativo, dinamico, che sia espressione di un approccio basato su relazioni di fiducia, su una importante inclinazione al cambiamento, senza dimenticare un marcato orientamento al business, il tutto ispirato ad una logica di leadership condivisa perché trasversale.

 

Michele Monteforte   

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