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Un nuovo paradigma di fare impresa

Fare impresa è divenuto nel tempo un concetto sempre più ampio, la cui evoluzione ha determinato un nuovo modo di concepire la figura dell’imprenditore.

Soprattutto negli anni sessanta, caratterizzati da pesanti mutamenti che investono la società nel suo complesso, senza ovviamente risparmiare la classe imprenditoriale, del capo d’impresa si va diffondendo un’immagine manichea della ricchezza, di colui che persegue unicamente il proprio arricchimento personale, in spregio a qualsiasi principio che non sia quello puramente economico.

Tuttavia, è emersa gradualmente la fondamentale importanza del ruolo sociale che l’imprenditore con la sua azienda svolge per la società, circostanza che ha consentito all’imprenditore medesimo una netta presa di coscienza che l’impresa non costituisce un fenomeno naturale, bensì un rilevante fenomeno sociale.

Si stravolge così completamente la concezione di profitto, non più considerato uno scopo da perseguire senza condizionamenti, piuttosto si comincia ad usarlo come strumento attraverso cui garantire vantaggi al tessuto territoriale in cui si opera in termini di lavoro, formazione, benessere, nella piena consapevolezza, ovviamente, che l’impresa non esiste senza profitto.

Si va, dunque, affermando un inconsueto modello di management che pone al cento la necessità di condurre l’azienda compatibilmente con le esigenze della società, dell’ambiente e dell’uomo, salvaguardando sempre il proprio business sotto il profilo degli equilibri economico-finanziari.

L’idea da perseguire è di vivere l’impresa coniugando sapientemente economia, relazioni e bene comune, facendo propria una innovativa genetica imprenditoriale capace di far propria la logica dell’orientamento alle persone, siano esse dipendenti clienti o fornitori, all’ambiente, al sociale, ponendosi obiettivi di lungo termine e rifuggendo pratiche che abbiano ricadute, seppur positive, di breve durata.

Si ritiene, si ribadisce, che tutto ciò sia assolutamente complementare con il raggiungimento dei consueti obiettivi verso cui qualsivoglia organizzazione tradizionalmente è diretta ovvero realizzare utili, presentarsi innovativi, dimostrarsi flessibili, ragione, questa, che induce, in realtà, a convincersi che non si è in presenza dell’inaugurazione di un inedito concetto d’impresa, ma dell’evoluzione di uno preesistente costruito esclusivamente sul conseguimento di un profitto crescente.

Partendo dal presupposto che la realizzazione simultanea di importanti risultati sul piano sia economico che sociale rappresenti un’ardua sfida, la partita è da giocare sul campo delle capacità manageriali di studiare innovative strategie, dell’opportunità di avventurarsi in una nuova progettualità adottando ulteriori indicatori gestionali di performance,  dello sviluppo di piani di formazione del management adeguatamente rivisti.

Ciò vuol dire che lo sforzo maggiore a cui sottoporsi sarà, appunto, di far convivere con successo la performance economica e la performance sociale, ampiamente intesa, evitando deragliamenti in una direzione o nell’altra, pena il dover fronteggiare squilibri sul piano economico ovvero su quello sociale.          

Di qui l’importanza che assume la prospettiva di avere imprenditori e manager che siano di valore e ricchi di valori, così da acquisire consapevolezza che fare impresa assume un significato largo, impegnativo ma lodevole.

In estrema sintesi, questo nuovo approccio imprenditoriale, auspicabilmente di diffusa adozione, si traduce nella propensione del management a creare valore, concetto a cui attribuire un’accezione ampia, ma relativa, nel senso che occorre valutare l’attitudine a generare valore con specifico riferimento a ciascun degli stackholders, avendo presente che creare valore per uno non implica necessariamente valore per un altro.

Pertanto, una gestione può definirsi di successo quando, oltre all’aspetto economico, si produce ricchezza simultaneamente per i collaboratori, in termini di retribuzione adeguata, qualità dell’ambiente di lavoro, formazione; i clienti, attraverso la qualificazione professionale dei servizi offerti, la lealtà, la coerenza, la correttezza, la disponibilità, l’onestà, l’affidabilità; i fornitori, mediante la puntualità dei pagamenti, feedback costruttivi, apertura all’ascolto; la famiglia e gli amici, grazie alla reputazione costruita, alla stima riconosciuta, all’essere vissuto come un riferimento.

 

Michele Monteforte            

 

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