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Steve Jobs: Una rivoluzione non solo tecnologica

Dal grande pubblico, Steve Jobs è ricordato soprattutto come il grande innovatore, capace di stravolgere il mondo dei computer nonché della telefonia cellulare, al punto da assurgere ad icona leggendaria della tecnologia moderna. In realtà, le sue invenzioni hanno investito anche l’approccio convenzionale e accademico alla gestione aziendale, sconfessando i dettami che la letteratura del management va sostenendo con forza da anni.   

 

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Attraverso quel processo di innovazione che il genio di Cupertino vuole rendere per nulla metodico ma, piuttosto, ispirato all’immaginazione e alla creatività, vedono la luce prodotti come l’iMac, l’iPod, l’iPhone e, per ultimo, l’iPad, rivoluzionando di fatto i settori informatico, discografico, cinematografico e delle telecomunicazioni, finendo per condurre la Apple a moltiplicare il proprio valore di mercato.

Fin qui lo Steve Jobs estroso inventore, ma la descrizione del suo interessante profilo sarebbe incompleta se si tralasciasse di soffermarsi sulle sue indiscusse doti di imprenditore e manager.

La prima follia, termine questo a lui molto caro, che Jobs compie in quanto al vertice di un’azienda colossale è di insistere nel mercato dei computer, quando, all’inizio del millennio, secondo diversi analisti il business dei pc era ormai scarsamente proficuo in quanto maturo visto l’avvento di dispositivi digitali ideati per singole specifiche funzioni, quali telefoni cellulari di nuova generazione, videocamere digitali, palmari, lettori mp3 e dvd e così via.

Il Ceo di Apple, però, innamorato del proprio lavoro, seguendo il cuore e l’intuito si mostra convinto del contrario, dimostrando di saper guardare oltre l’orizzonte e fu così che venne concepito l’iMac per il quale furono sviluppati software specifici come l’editing video ossia l’iMovie oppure l’iPhoto per organizzare le foto o ancora l’iTunes e l’iPod per la riproduzione di musica e video.

Lungo questa scia, generata dalla convinzione di poter diffondere una moderna concezione circa l’utilizzo del pc e da una visione ispirata dall’obiettivo di portare il computer alla gente comune migliorandone la vita, si pone il lancio del tablet, il famoso iPad, il quale viene promosso come un pc senza limiti, capace di rendere disponibile ovunque si desideri la tecnologia avanzata del computer. In questo modo Jobs lascia l’ennesimo segno nella storia.

Per amor di verità, l’idea del tablet fu comunicata da Bill Gates nel 2001, mentre l’iPad ha visto la luce agli inizi del 2010 e ciò dice molto sull’intraprendenza e la lungimiranza di Jobs, il quale, a differenza del suo rivale, mette in moto la sua immaginazione, cogliendo la strategicità della realizzazione di applicazioni che potessero funzionare su un tablet, laddove in Microsoft non si ritenne opportuno apportare i dovuti aggiusti al sistema Office perché potesse funzionare non solo su pc.      

Ispirandosi a quanto, un po’ di anni prima, aveva affermato Henry Ford ovvero Se avessi chiesto ai miei clienti che cosa volevano, mi avrebbero risposto: un cavallo più veloce, Jobs, nel concepire i nuovi prodotti lanciati sul mercato rivelandosi autentici successi, non si avvale di gruppi di discussione da cui far emergere le idee che ne sono state alla base, pertanto rinuncia ben volentieri alla tecnica del brainstorming, tanto raccomandata da consulenti e trainer aziendali, avendo altro da cui stimolare la propria creatività.

In realtà, il compianto amministratore delegato della Apple è mosso, in tutte le sue scelte, dalla sua ambizione di migliorare la vita altrui, avendo sempre ben presente ciò verso cui è diretto, ma la sua abilità è stata quella di capire se quello che lui voleva era in verità anche al centro dei desideri della gente.

In un’intervista affermò che gran parte dei clienti spesso non è in grado di capire cosa aspettarsi da un nuovo prodotto lanciato sul mercato, pertanto la sua filosofia porta Apple a realizzare pochi prodotti, semplici perché viene eliminato il superfluo per esprimere il necessario, facilmente accessibili e gradevoli sotto il profilo estetico, ricorrendo al marketing per orientare verso di essi la clientela che ne beneficerà in termini di miglioramento della propria esistenza: la missione di Jobs.

Ecco, dunque, partendo da una prospettiva completamente opposta rispetto a quella suggerita dai guru del management, Steve Jobs è stata la prova vivente che la passione smisurata in ciò che si fa spesso consente di percepire e concepire soluzioni che, solo in seguito, gli altri mostrano di gradire, in barba ai sostenitori della strategicità universale delle indagini di mercato. Ne è un esempio l’ipad nel senso che mai gli appassionati al mondo di Apple ne avevano fatto richiesta, ma alla fine l’hanno voluto, se ne sono innamorati, non solo loro, ed è stato un successo.        

Tutte le sue invenzioni scardinano un altro approccio tradizionale insegnato nelle scuole di economica ossia quello secondo cui, al fine di ridurre i rischi, occorre diversificare l’offerta. Ancora una volta Apple prosegue in direzione opposta, impiantando un processo decisionale, in vista del raggiungimento della perfezione, finalizzato non su quello che deve essere fatto, bensì su quello da evitare (dire mille no alla ricerca della semplicità), concentrando le proprie risorse su pochi prodotti realizzati straordinariamente bene. La filosofia è quella di saper di aver raggiunto la perfezione non quando non c’è più nulla da aggiungere, ma quando non c’è più nulla da togliere (Antoine de Saint-Exupery), quindi la semplicità viene vissuta come perfezione estrema, questa è la vera innovazione.       

Per concludere, la grandezza incommensurabile di Steve Jobs emerge non solo dall’innovazione tecnologica che ha saputo rendere disponibile a tutti attraverso i suoi prodotti originali in ogni aspetto, ma altresì, e questo è il tratto che più mi piace e mi interessa cogliere, dalla sua capacità di turbare un modus operandi troppo ortodosso, rigido, forse sterile ovvero incapace di partorire soluzioni veramente clamorose.

Ciò non significa che il padroneggiare le competenze assolutamente imprescindibili ai fini di un’oculata gestione diventa meno rilevante, ma certamente implica che l’abilità di manager – imprenditore si dimostra anche quando si riesce a percepire il momento in cui può essere opportuno svincolarsi dalle procedure e fidarsi del proprio vissuto per interpretare bisogni che il mercato non mostra di voler soddisfare, della cui impellenza, invece, si accorge soltanto quando ne ha conosciuto la risposta, sia essa bene tangibile o intangibile.

Probabilmente è in tutto questo che si traduce il messaggio contenuto nella frase che Jobs ebbe a pronunciare, diventata ormai famosa: stay hungry stay foolish   

 

Michele Monteforte

   

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