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Calcio italiano e austerity: fine di un’epoca

Si può affermarlo con convinzione e, da napoletani veri, anche con un pizzico di orgoglio: grazie agli investimenti, pare ancora non ultimati, realizzati dal Napoli di De Laurentiis, ma anche dalla Fiorentina dei Della Valle, può dirsi ormai chiusa l’era dei risanamenti dei conti delle società calcistiche nostrane, dominata da vendite forzate

 

 

 

 

 

 

 

di pezzi pregiati che avevano ridotto il campionato italiano ad un trampolino di lancio verso leghe dal maggiore appeal, capaci di sottrarre alla nostra Serie A lo scettro di torneo più bello al mondo.

L’impressione prevalente confonde e induce a considerare lontano gli anni in cui salutavano il campionato italiano campioni quali Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi, Pato, ma ci si ferma e … ci si accorge che tutto è successo l’anno scorso.

A dirla tutta anche quest’anno si è assistito a trasferimenti illustri, nono ultimo quello, ahimè!?, del matador Cavani che, insieme a Marquinhos (ex Roma), ha ceduto alle lusinghe dei petrol – dollari dello sceicco del Paris San Germain, mentre Jovetic ha preferito l’inglese del Manchester City.

La novità sorprendente è che i presidenti – imprenditori delle squadre italiane hanno reagito e, grazie alle loro manovre ancora in corso di esecuzione, hanno restituito il legittimo pregio all’Italia pallonara.

Basta chinare la testa al cospetto di sceicchi arabi o magnati russi, basta rammaricarsi delle cattive condotte perpetrate per più anni, basta compiacersi andando a rispolverare antichi ricordi di un passato delizioso e che, impreziosito dai numeri di classe di gente come Maradona, Zico, Platini, destava solo invidia oltreconfine.

È finalmente giunto il momento di rivivere quei fasti ed ecco che arrivano da noi calciatori dello spessore di Mario Gomez, Carlos Tevez e, soprattutto, di Gonzalo Higuain, per assicurarsi le cui gesta De Laurentiis ha impegnato risorse, 37 milioni più 3 di bonus, in quantità che ricorda cifre spese in Italia massimo fino a 15 anni fà circa, quando si sparavano gli ultimi fuochi d’artificio che precedevano il lungo periodo della rigorosa restrizione.

Che si possa parlare di inversione di tendenza magari è troppo presto e, per questo, azzardato poterlo fare, ma è certo che dagli ultimi eventi, si spera solo in ordine di data, si è ricevuto un confortevole incoraggiamento, si vuole cogliere in essi uno scatto di orgoglio e si è deciso grazie agli stessi di guardare al sistema calcio italiano con un rinnovato ottimismo.               

 

Michele Monteforte            

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