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Il Manager: Chi è costui?

 

La figura del manager è molto ben delineata dalla letteratura aziendale, che ne definisce i lineamenti senza rinunciare a inquadrarla in un preciso ruolo nell’ambito di un’organizzazione, attribuendole il potere e la responsabilità dell’implementazione delle decisioni imprenditoriali.

Dunque, è generalmente tracciata una linea di confine tra il concetto della managerialità, che rimanda alla centralità delle competenze di management nonché al significato della razionalità e della pianificazione di ogni aspetto della gestione, e il concetto di imprenditorialità, che, invece, diventa espressione dei connotati di creatività, intuito ed efficienza che sottendono ad ogni strategia.

Siffatta demarcazione acquista rilevanza al punto che si tende a negare la possibilità che l’empirismo imprenditoriale e l’animo razionale del manager possano coabitare nello stesso soggetto, eccezion fatta per le realtà aziendali di modeste dimensioni, dove le esigue risorse impongono all’imprenditore il possesso di doti manageriali.

Chi intraprende studi di matrice aziendale sicuramente ambisce a diventare manager, sebbene non esista un percorso accademico che consenta la formazione di questa figura. Pertanto, affermarsi in questo senso rappresenta un processo non precisamente descritto, poiché sono troppe le variabili che entrano in gioco.

La leadership è senza dubbio un requisito irrinunciabile, ma anche insufficiente, per cui a chi è a capo di un gruppo di persone più o meno numeroso si richiedono ulteriori qualità, quali padronanza dei fondamentali in primis, abilità di comunicazione, capacità di stabilire priorità.

Oggi un dirigente non può limitarsi a gestire la pianificazione strategica, le risorse umane, il controllo sul funzionamento della propria azienda, ma necessariamente deve preoccuparsi di organizzare le relazioni interaziendali, i processi di innovazione, gli aggiustamenti alla struttura organizzativa.

È chiamato a stimolare il confronto con i suoi subordinati, a sviluppare l’attitudine all’ascolto, a ricercare il consenso.

Il conseguimento del successo, in conclusione, è giocoforza l’esito di un cammino duro, articolato, incerto, lungo il quale a fare la differenza saranno la tenacia, l’intelligenza, l’ambizione.

Non esiste l’età giusta a partire dalla quale è opportuno iniziare, così, allo stesso modo, non è possibile affermare con sicurezza che sarebbe meglio cominciare da una piccola azienda ovvero da una multinazionale oppure che alcuni incarichi a differenza di altri agevolano la crescita, né tantomeno si può avere la presunzione di capire il momento giusto in cui cambiare azienda, se non ex post.

Sono queste indeterminatezze a rendere la carriera del manager molto aleatoria, ma probabilmente sono queste stesse varianti a conferirle un fascino impareggiabile.

  

Michele Monteforte                      

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